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Nei panni di mia moglie

"Nei panni di mia moglie" pubblicato da Editrice Nuovi Autori

Imago mortis - un'esca per la regina nera

"IMMAGO MORTIS- un'esca per la regina nera" pubblicato da Il Filo


Il lavoro mobilita l'uomo

di Andrea Saviano
2° al concorso "Arcobaleno della vita" 2009


Da mesi Pietro non riusciva a dormire, non che girasse per la casa tutta la notte in preda all'insonnia, più semplicemente si rigirava nel letto in cerca di una posizione che gli permettesse di non pensare al fatto che, anche se tutto pareva immutato (i negozi erano sempre pieni, le strade sempre trafficate, la pubblicità sempre battente), in fabbrica il calo delle attività non solo era evidente ma preoccupante.

Infatti, nessuno gli chiedeva più il favore di andare al lavoro qualche sabato, anzi tutti i dirigenti gli ribadivano che le ore di lavoro non autorizzate non sarebbero state riconosciute. In quanto a fare dello straordinario autorizzato, non rammentava l'ultima volta che ciò era accaduto, perché nemmeno l'usuale epidemia d'influenza era riuscita a far fare qualche ora di lavoro in più.

Viste le decurtazioni che lo stipendio aveva subito in conseguenza delle varie settimane di cassa integrazione, un po' di supplemento almeno per i picchi di produzione non avrebbe certo fatto male.

Cosicché, di fronte all'incertezza del domani, ogni singola spesa imprevista era diventata un esercizio di ragioneria spiccia o, se si sforava il budget, un pugnale piantato alla schiena.

Anche quella che era una frase usualmente rivolta senza malizia tra amici quando ci s'incontra per strada: « Allora, come ti va? » Aveva assunto per Pietro un ingiustificato stato d'imbarazzo dovuto a un profondo senso d'umiliazione.

Come rispondere? Onestamente o diplomaticamente? Volendo essere corretti, doveva rispondere con la cruda verità?

« Va male, se le cose non si sistemano, a quasi cinquant'anni mi ritrovo senza lavoro cioè privato della mia dignità! »

Anche il suo cinquantesimo compleanno, ormai imminente, non aveva affatto l'aspetto di una celebrazione piuttosto di un'ossessione quella di essere troppo vecchio per un nuovo lavoro.

Insomma, tra una cosa e l'altra, erano settimane che non usciva la sera e men che meno il sabato e la domenica.

Che Pietro non fosse felice negli ultimi tempi era evidente a tutti, tant'è che chiunque si riferisse alla moglie lo faceva esclamando: « Quella santa donna! »

Anna, questo era il nome della moglie, aveva accettato quella situazione senza reagire, anche perché un imbarazzante silenzio s'era alzato tra loro due.

Così, da diversi giorni Pietro tornava dalle otto ore di lavoro più stanco di quando ai “bei tempi” ne faceva dieci o undici. Si sedeva a tavola e, con aria assente, faceva finta di seguire il telegiornale. Restava anche minuti con il cucchiaio o la forchetta in mano, immobile, perduto in chissà quale angosciosa riflessione.

Se Anna gli chiedeva: « Qualcosa che non va? »

Lui si limitava a infilare in bocca la posata, anche quando questa era vuota.

Adesso, con la busta che celava la notifica del licenziamento in mano, se ne stava nel parcheggio, seduto in macchina, meditando sul da farsi.

L'aveva aperta, anche se sapeva benissimo cos'era. Da più di un mese si parlava di “alcune persone in esubero che l'azienda aveva deciso di porre in mobilità”. “Una soluzione provvisoria” aveva asserito la proprietà ma Pietro non s'illudeva, perché nei periodi di crisi non c'è nulla di più definitivo di un licenziamento.

Già, fino a quando era stato in cassa integrazione, il rapporto con l'azienda era rimasto in vita. Ora, invece, con la mobilità, Pietro era di fronte a un licenziamento avvenuto.

Inutile illudersi con i giri di parole che la direzione aveva utilizzato: « Per 6 mesi il suo posto non glielo tocca nessuno! » Perché la mobilità viene richiesta per recidere il rapporto di lavoro. Pietro s'era informato!

Come iscritto alle liste di mobilità, aveva diritto all'indennità, però a condizione che ne facesse lui (non il datore di lavoro) richiesta, a dimostrazione che per l'azienda lui ormai era corpo estraneo. Aveva anche scoperto che chi era in mobilità aveva diritto all'indennità per un periodo di 24 mesi se, come lui, aveva più di 40 anni; 36 se aveva già compiuto i 50 anni e, beffa nella beffa, lui per un paio di giorni non rientrava in quella categoria.

Accese il motore per uscire dal parcheggio. Adesso gli restava da fare la parte più difficile, quella che gli aveva levato il sonno. Dire ad Anna: « Amore, l'azienda ha deciso di disfarsi di me. Dopo aver detto che un uomo della mia esperienza era quello che gli serviva, adesso mi gettano in mezzo a una strada. Inutile farsi illusioni, con questi chiari di luna trovare un altro impiego non sarà solo difficile ma al limite dell'impossibile. Come faremo pagare il mutuo? Speravo nella mobilitazione generale, ma i sindacati hanno accettato i licenziamenti nonostante mancasse un piano industriale. »

Questo lungo discorso, fatto senza nemmeno riprendere fiato, Pietro l'aveva provato e riprovato un sacco di volte. Ciò non bastò a dissuaderlo dall'idea di verificarlo ancora una volta durante l'intero tragitto verso casa.

Scendendo dalla macchina emise un sospiro e ne emise un secondo quando girò la chiave nella toppa della porta. Prima di entrare, si girò indietro, quasi per gettare un ultimo sguardo alla serenità perduta.

Entrò, fissò negli occhi la moglie, lasciando trasparire la propria commozione. Provò un paio di volte a parlare poi, mentre gli scendeva una lacrima lungo la guancia, allungò semplicemente la mano in cui teneva ancora ben stretta la lettera di licenziamento.

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